martedì 11 novembre 2008

GIUSTIZIA PER GABRIELE - 11/11/2007, 11/11/2008


Un anno fa, in una maledetta domenica, moriva, anzi, veniva ammazzato, un ragazzo. Anzi, veniva ammazzato uno di noi. Anzi, veniva ammazzata una piccola parte di ogni ultras d'italia...
Quella maledetta domenica, in un autogrill di Arezzo sulla Autostrada A1, un maledetto poliziotto sparava ad altezza uomo da una carreggiata all'altra dell'autostrada del sole.
Gabriele Sandri, ultras della Lazio, ucciso nella macchina di un amico per un proiettile sparato a bruciapelo da un agente che ora lavora ancora con una pistola nella propria fondina.
Una parte di ognuno di noi è morta in quell'autogrill. Tutto era partito da uno screzio tra juventini e laziali trovatisi insieme nello stesso autogrill, e gli amici di "gabbo" stavano uscendo dall'autogrill per evitare incidenti o colluttazioni. L'agente, dall'altra parte dell'autostrada, ha fatto partire un colpo ad altezza uomo che ha attraversato le due carreggiate dell'autostrada finendo per colpire il povero Gabriele.
Si è raccontato di tutto, che i 5 amici laziali avessero picchiato della gente in autogrill, che il colpo sarebbe stato sparato in aria e avesse colpito qualcosa che gli avesse deviato traiettoria. Si sono raccontate un sacco di cazzate, da parte dei media, dei giornali, delle tv. E il brutto è che la gente ha creduto a ciò che le è stato raccontato dai giornalisti, la peggior specie in assoluto che lavora in Italia.
La morte di gabbo non ha fatto altro che alimentare l'odio verso persone che credono di poter fare qualsiasi cosa avendo una pistola o un manganello in mano. La morte di gabbo ha alimentato l'odio verso chi racconta frottole piccole o grandi che siano per vendere qualche copia del giornale in più o per avere qualche ascoltatore in più all'auditel. La morte di gabbo avrebbe dovuto far riflettere sul fatto che anche le forze dell'ordine andrebbero condannate per ciò che normalmente fanno. La morte di gabbo ha invece rimarcato come i media e i potenti siano sempre pronti a sparare merda in faccia agli ultras, a condannarci come se fossimo terroristi. La morte di gabbo non è stata considerata come la morte di un ragazzo, soprattutto, ma come la morte di un delinquente.
A distanza di un anno da quella maledetta domenica di novembre, NOI PIRATES NON VOGLIAMO DIMENTICARE. La verità si sa, le prove le si hanno, ma quello sbirro è ancora al lavoro e soprattutto in libertà.

-CHI DIMENTICA E' COMPLICE-


PIRATES SCANDIANO 06

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